giovedì 8 maggio 2008

I "nostri cento passi" contro la mafia

9 maggio 1978,
uno dei giorni più cupi per lo stato italiano: a Roma viene ritrovato a Roma il cadavere dell'onorevole Aldo Moro.
Nella stessa notte, in Sicilia, a Cinisi, alle 01.40, viene stroncata la vita di un giovane siciliano, Giuseppe Impastato, prima legato ai binari della ferrovia, poi fatto esplodere con il tritolo. Suicidio, dicono le autorità, quelle stesse autorità, che qualche anno prima, hanno affermato che l'anarchico Pinelli cadde "accidentalmente" dalla finestra. Peppino era un ragazzo che amava la vita, la politica e soprattutto la sua terra, una terra malata, che avrebbe potuto abbandonare emigrando al Nord, ma che non ha voluto abbandonare,preferendo pensare di cambiarla.
Giuseppe Impastato nacque a Cinisi, in provincia di Palermo, il 5 gennaio 1948 da una famiglia mafiosa imparentata con il capomafia Cesare Manzella, ucciso nel 1963 in un agguato per volere di Gaetano Badalamenti, boss che si stava imponendo sulla zona come capo indiscusso e al quale la famiglia Impastato aveva giurato fedeltà. Ancora ragazzo, Giuseppe rompe i legami con il padre, non condividendone la logica mafiosa e, cacciato di casa,avvia un’attività politico-culturale antimafiosa.Nel 1976 fonda Radio Aut, un’emittente radiofonica autogestita e autofinanziata dai giovani della zona, che, oltre a svolgere intrattenimento culturale, denuncia quotidianamente gli abusi compiuti dai mafiosi di Cinisi e Terrasini.Nel 1978, Giuseppe si candida alle elezioni comunali nella lista di Democrazia Proletaria, ma il suo assassinio arriva prima della fine della campagna elettorale. Tano Badalamenti ne è il mandante: vuole punire il giovane perché l’ha sbeffeggiato,perché ha avuto il coraggio di non abbassare lo sguardo davanti alla potenza della mafia.Dunque Peppino viene ucciso.La gente di Cinisi conosce però la reale versione dei fatti e, per palesare il disappunto e la rabbia contro il capomafia artefice di un’ingiusta violenza, organizza un corteo durante la celebrazione dei funerali di Giuseppe e lo vota comunque alle comunali, riuscendo ad eleggerlo.per i primi anni, le auturità tentarono di farlo passare per un terrorista, morto per sbaglio durante la preparazione di un attentato. Dopo 24 anni, grazie ad alcuni magistrati, come Chinnici, Caponnetto e Falcone( vittime anche loro della mafia), Tano Badalamenti, mandante dell'omicidio, è stato condannato.
Ed è per questo che noi Giovani in movimento, a trent'anni dalla morte di Peppino, vogliamo ricordarlo attraverso la proiezione del film I Cento Passi, dedicato alla sua vita,alla sua lotta e al suo barbaro assasinio,perpetrato perchè aveva osato colpire la mafia e i suoi capi!
Falcone diceva: "La mafia è un fenomeno umano e, come tale, ha un inizio e una fine."
A questi grandi uomini noi dedichiamo questa giornata!

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