mercoledì 29 ottobre 2008

BRAVO COSSIGA,APPELLO ASCOLTATO DA MARONI

Il decreto dell’egida Gelmini è stato approvato. Il Parlamento è ormai esautorato. Non serve a nulla. Il Governo decide, decreta, ordina. Io propongo la chiusura della Camera e del Senato. I maggiordomi dello psiconano votano a comando. Hanno la maggioranza. Non discutono con l’opposizione (neppure con questa controfigura di opposizione) i testi delle leggi da approvare.
L’Italia è diventata una repubblica privata e presidenziale, comanda Testa d’Asfalto in nome e per conto dei poteri che lo hanno messo lì, in loro rappresentanza. Morfeo Napolitano è come se non ci fosse, stringe le mani e beve il tè. Il Parlamento è solo una spesa per il contribuente. Va chiuso. E, visto che ci siamo, chiudiamo anche la scuola, quello che resta della scuola dopo anni di ignavia dei governi. A cosa serve studiare se non avrai un lavoro, se non puoi partecipare alla vita democratica del tuo Paese, se vivi sommerso in un’informazione di regime? A sopravvivere? Ma a vent’anni sopravvivere è un insulto.
Ascoltate Aldo Giannuli, docente di Storia contemporanea alla Statale di Milano. Con il decreto Gelmini si tagliano fondi alle università e docenti. Tra "sette-otto anni, il corpo docente diminuirà di circa il quaranta per cento di unità".
Loro non molleranno mai, noi neppure.

Ore 18.48: Cossiga è stato buon profeta. Oggi a Roma gli studenti sono stati picchiati da un gruppo di provocatori sotto gli occhi della Polizia. Chi sono i provocatori, chi li ha mandati, chi li ha pagati e, soprattutto, come hanno potuto arrivare con un camion in Piazza Navona?

martedì 28 ottobre 2008

E L'ITALIA E? QUESTA QUA! MI INDEGNO

Cossiga fuori dal Parlamento

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"Non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti all'ospedale"

"Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand'ero ministro dell'Interno. In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perchè pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito... Lasciarli fare (gli universitari, ndr). Ritirare le forze di Polizia dalle strade e dalle Università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di Polizia e Carabinieri. Nel senso che le forze dell'ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano. Soprattutto i docenti. Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì... questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l'incendio".
Intervista a Francesco Cossiga. Presidente emerito della Repubblica Italiana e senatore a vita.

Cossiga ha confessato. Ne va preso atto. In fin dei conti ne va apprezzata la sincerità, neppure Totò Riina aveva osato tanto. Ha solo detto quello che la maggior parte degli italiani sapeva: l'Italia non è una vera democrazia. Forse non lo è mai stata. Quante fandonie ci hanno raccontato da Piazza Fontana in avanti? Sul G8 di Genova? Chi ha attivato il timer delle stragi di Stato?
Cossiga ci ha fornito una lezione magistrale della strategia della tensione. Però, ora, dopo quelle frasi , va dimesso dal Senato e ritirata la sua nomina a presidente emerito della Repubblica Italiana. Voglio vedere se un deputato o un senatore avanzerà la proposta in Parlamento.
Se rimane al suo posto è una vergogna per il Paese e un insulto ai professori e agli studenti. Non va picchiato, è anche lui un docente anziano. Va solo accompagnato in una villa privata. Propongo, per non farlo sentire troppo solo villa Wanda di Arezzo. Insieme a Licio Gelli potrà rinverdire i vecchi tempi, parlare di Gladio, di Moro, dei servizi segreti...

Un consiglio ai ragazzi: portate alle manifestazioni una telecamera, riprendete sempre chi compie atti di violenza. Vedremo chi sono, da dove vengono, se sono dei "facinorosi", come dice lo psiconano, o "agenti provocatori pronti a tutto", come suggerisce Cossiga.

giovedì 2 ottobre 2008

Gandhi e la nonviolenza


"Considero me stesso un soldato, ma un soldato di pace. Sono consapevole del valore della disciplina e della verità."


Il 2 ottobre 1869, in un umile paese di pescatori del Gujarat, nasceva Gandhi.

Il suo pensiero e la sua idea, basati su una vita semplice e aderente alla verità, al nocciolo delle cose, costi quello che costi, sono validi allora e validissimi oggi, quando la corsa sfrenata al lusso, al potere e alla visibilità, con nuovi mezzi di sfruttamento e con nuovi metodi di manipolazione, rischia di distruggere il nostro stesso pianeta.
Mahatma Gandhi (1869–1948) ha cambiato il corso della storia di miliardi di indiani. Padre dell'indipendenza dell'immensa nazione, Gandhi, come sospeso in una prodigiosa ambiguità fra il mistico e il pratico, ha fatto conoscere al mondo il concetto di Satyagraha, cioè il non compromesso, l’adesione assoluta - senza smarrimenti e senza svabature romantiche - a un principio ritenuto fermamente valido.
Il Satyagraha si attua mediante la disobbidienza civile alla legge, lo sciopero pacifico, la sospensione di ogni attività, l’arresto della vita della nazione. Ma non fu un concetto astratto: se ne ebbe la dimostrazione nella Marcia del sale, a Dandi, dove il 6 aprile 1930, violando la legge del monopolio britannico, Gandhi estrasse per primo il sale dal mare. Fu un’audacia che commosse e spinse come un fiume in piena l’India intera; e la ribellione non violenta si estese a macchia d'olio in ogni parte del paese.
L'Ahimsa o non-violenza e l’autodisciplina, la coerenza totale all’ideale del Satyagraha, cioè la resistenza passiva - i due cardini della lotta che guidò l'India contro il colonialismo - furono realizzati non attraverso un gelido controllo su se stesso, covando nell’animo il rancore, ma attraverso l’amore e, a livello etico, attraverso la reciproca tolleranza, un principio che fa sì che ognuno di noi accetti le differenze nel modo di pensare e di vivere dell’altro.
I suoi discorsi, i suoi libri, il suo pensiero ha cambizto profondamente la vita di molte persone: una coerenza gentile, ma "in tutta fermezza", ai propri ideali, alle proprie idee, a quello che si sa giusto, alla propria verità interiore, limando e cesellando la propria vita per togliere via tutto il superfluo. Un grande uomo che ha fatto conoscere all'Occidente un nuovo metodo di vita e di pensiero, l'assoluta aderenza a se stessi, "gentile ma con fermezza", e ha rivoluzionato il modo stesso di pensare dell'Occidente: un modo che era valido nel periodo buio delle dittature - ed è tanto più valido oggi.

In questa giornata l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha istituito per il 2 ottobre, giorno appunto della nascita di Gandhi, la Giornata Mondiale della Nonviolenza invitando Stati, personalità ed associazioni a celebrarne la ricorrenza.
La violenza nel mondo di oggi cresce e si espande in tutti i campi, generando un clima di paura, incertezza, asfissia e chiusura. Non si tratta solo della violenza fisica della guerra e della criminalità, ma anche di quella economica, razziale, religiosa, psicologica, di quella domestico-familiare e della violenza interna.
Secondo Gandhi non-violenza non significa "docile sottomissione alla volontà del malvagio, ma significa l’impiego di tutte le forze dell’anima contro la volontà del tiranno. La nonviolenza non è una giustificazione per il codardo, ma è la suprema virtù del coraggioso. La pratica della nonviolenza richiede molto più coraggio della pratica delle armi... Anche la vendetta è sintomo di debolezza… Un cane abbaia e morde qando ha paura. Un uomo che non teme nessuno al mondo giudica inutile perfino adirarsi contro chi cerca invano di arrecargli offesa".
Per Gandhi la nonviolenza era molto di più di una forma di lotta o di un mezzo per raggiungere un fine politico. La nonviolenza è lotta contro le ingiustizie, affermazione di amore verso gli altri, ricerca della Verità.